Erik Zorzi, il 42enne italiano accusato di aver ucciso la sua ex moglie, Nicoleta Rotaru, una moldava di 37 anni, si è rifiutato di guardare le fotografie forensi presentate durante la quinta udienza del processo che si sta svolgendo presso il Tribunale di Padova, in Veneto.
Il fatto è avvenuto nella casa di Abano Terme, e Zorzi è sotto processo per omicidio aggravato, dato il legame con la vittima.
L’uomo è stato arrestato il 20 marzo dello scorso anno, più di sette mesi dopo il presunto omicidio, che è stato inizialmente interpretato come un suicidio.

Nicoleta Rotaru è stata trovata il 2 agosto 2023, accovacciata, nel box doccia, con una cinghia marrone stretta intorno al collo.
La patologa forense Alessia Viero ha aperto l’udienza presentando le foto dell’autopsia e dettagliando i risultati iniziali.
Inizialmente sospettava autolesionismo, ma nuove prove – tra cui una registrazione audio del momento della morte – hanno portato a una conclusione diversa.
“Preferisco stare qui, pago già abbastanza”, ha detto Zorzi quando il procuratore Maria D’Arpa ha chiesto al giudice Domenica Gambardella di fargli visionare le immagini, trovandosi in una posizione che non gli permetteva di vederle.
L’avvocato difensore, Cesare Vanzetti, gli ha impedito di continuare a parlare.
Secondo una ricostruzione fatta in tribunale, Zorzi avrebbe sorpreso Nicoleta nel sonno, mentre dormiva a pancia in giù, l’avrebbe immobilizzata e strangolata con la cintura, dopodiché avrebbe spostato il corpo in bagno per simulare un suicidio.
Questa versione è sostenuta dal medico legale Viero e dal perito della parte civile, Andrea Porzionato, il quale ha affermato che “tutti gli elementi raccolti portano alla conclusione che si è trattato di uno strangolamento”.
La teoria è stata però contestata dal perito della difesa, Calogero Nicolai, che ha effettuato un test con una cintura simile, cercando di dimostrare che lo strangolamento sarebbe stato impossibile e che la morte è stata causata da un atto volontario di impiccagione, secondo le conclusioni della prima autopsia.
Nicolai ha anche commentato la registrazione audio – anch’essa riprodotta in udienza – affermando che, sebbene “l’urlo iniziale indichi una minaccia imminente per la donna”, i rumori successivi, in cui si sentono gli ultimi respiri di Nicoleta, non suggerirebbero l’asfissia.
L’ultima parte dell’udienza è stata dedicata all’analisi della porta scorrevole del bagno, che Zorzi avrebbe chiuso dall’interno, smontando e poi rimontando il pannello centrale per simulare un suicidio. Gli specialisti hanno identificato diverse anomalie in questo meccanismo.
La prossima udienza, prevista per il 16 aprile 2025, includerà le testimonianze delle due figlie della coppia, di 9 e 13 anni, che attualmente vivono in un centro di protezione.
Il 6 e il 21 maggio sono attesi in tribunale i primi testimoni convocati dalla difesa.